STAZIONI H.A.A.R.P MOBILI E LA MODIFICA DEL CLIMA

Esistono stazioni H.A.A.R.P. mobili, impiegate dalla Marina degli Stati Uniti d’America. L’immagine, che correda l’articolo, ritrae il “Sea based H.A.A.R.P”. X-band radar (S.B.X.), una di queste piattaforme usate a complemento dei vari impianti H.A.A.R.P. dislocati in vari paesi del pianeta (Stati Uniti, Norvegia, Russia, Francia…) [1] Sul ponte della S.B.X. è installata una particolare struttura, componente chiave della “Missile Defense Agency”(M.D.A.), sistema G.M.D.

La “nave” militare include una centrale per la produzione di energia elettrica, un ponte, sale di controllo, alloggi per il personale, aree di stoccaggio e le infrastrutture necessarie a sostenere l’enorme radar in banda X. Ilradar S.B.X. è un apparato molto sofisticato. Il sistema radioricevente “phased array antenna” è costituito da migliaia di antenne azionate da moduli di rice-trasmissione. Il radar è progettato e costruito dalla “Raytheon Integrated Defense Systems” (si ritiene che la “Raytheon”, una delle magiori industrie belliche mondiali, sia controllata, attraverso società di comodo, dal Vaticano, n.d.t.) per la “Boeing”, il più importante appaltatore per il progetto negli Stati Uniti, attuato dalla “Missile Defense Agency”.


H.A.A.R.P. esiste. Il programma H.A.A.R.P. non è un segreto. Sul sito ufficiale è spiegato che con H.A.A.R.P. si colpisce temporaneamente una zona limitata della ionosfera. Le finalità sarebbero “scientifiche”. In realtà sono sì irradiati campi ad alta frequenza su alcune aeree della ionosfera, ma, sfruttando la lieve discrepanza tra due propagazioni elettromagnetiche ravvicinate nel tempo, sulla Terra vengono riflesse onde a bassa frequenza, consentendo pesanti manipolazioni geofisiche e climatiche. [2]
La Stanford University conosce e pubblica rapporti sulle attività condotte negli impianti H.A.A.R.P. Si veda .


[1] Si noti che i riscaldatori ionosferici H.A.A.R.P. sono ubicati per lo più lungo la “cintura del fuoco”, la fascia costellata da vulcani e solcata da faglie… una singolare correlazione.
[2] Recentemente l’insigne scienziato brasiliano Fran De Aquino ha compiuto un’importantissima ricerca su H.A.A.R.P., giungendo alla conclusione che il sistema in oggetto può essere collegato a fenomeni tettonici e climatici indotti. Si legga C. Penna, “Il rinomato fisico Fran De Aquino ha realizzato uno studio per dimostrare che H.A.A.R.P. può generare terremoti, cicloni e riscaldamento localizzato”,

https://youtu.be/bvrvt684Guc

Fonte: trentslist.org

ECCO PERCHE’ NESSUNO SI RIBELLA AL SISTEMA!

Perchè non siamo capaci di ribellarci?

Ti sei mai chiesto perché nessuno reagisce di fronte all’infame ondata di oppressione e abuso di ogni tipo che stiamo subendo? Non rimani perplesso del fatto che non succede assolutamente nulla, viste le tante rivelazioni di casi di corruzione, ingiustizia, ruberie e prese in giro della legge e della popolazione in genere, alla quale si è rubato letteralmente il presente e il futuro? Ti sei mai chiesto perché non scoppia una rivoluzione di massa e perché tutti sembrano essere addormentati e ipnotizzati? 

In questi ultimi anni ogni tipo di informazioni che dovrebbe aver danneggiato la struttura del Sistema fino alle sue fondamenta, è stata resa pubblica, eppure questa stessa struttura continua a essere intatta senza neppure un graffio superficiale. Questo rende palese un fatto veramente preoccupante che sta sotto il nostro naso e al quale nessuno presta attenzione.

Il fatto che CONOSCERE LA VERITA’ non importa a nessuno, sembra incredibile, ma i fatti lo confermano giorno dopo giorno.

L’informazione non è rilevante.

Rivelare i più oscuri segreti e renderli di dominio pubblico non produce nessun effetto, nessuna risposta da parte della popolazione per quanto i segreti siano terribili e scioccanti.

Per decenni abbiamo creduto che chi lottava per la verità, gli informatori capaci di svelare fatti nascosti o mettere in piazza i panni sporchi potevano cambiare le cose, potevano alterare il divenire della storia.

Siamo cresciuti in realtà, con la convinzione che conoscere la verità era cruciale per creare un mondo migliore e più giusto e di chi lottava per rivelare il nemico più grande dei potenti tiranni.

E forse per un periodo è stato così.

Oggi, però, “l’evoluzione” della società e soprattutto della psicologia di massa ci ha portato a un nuovo stato di cose: uno stato mentale della popolazione che non avrebbe osato immaginare il più alienato dei dittatori. Il sogno di ogni tiranno della faccia della terra: non dover nascondere né occultare niente al suo popolo.


Poter mostrare pubblicamente tutta la sua corruzione, malvagità e prepotenza senza doversi preoccuparsi di alcuna risposta da parte di quelli che opprime. Questa è la realtà del mondo in cui viviamo. E se credete che questa sia un’esagerazione, osservate voi stessi ciò che vi circonda.
Il caso della Spagna è lampante. Un paese immerso in uno stato di putrefazione generalizzato, divorato fino all’osso dai vermi della corruzione in tutti gli ambiti:

  • giuridico
  • industriale
  • sindacale
  • politico (soprattutto)

Uno stato di decomposizione che ha ecceduto tutti i limiti immaginabili, fino a infettare con la sua pestilenza tutti i partiti politici in maniera irreparabile.

Eppure, nonostante siano resi pubblici continuamente tutti questi scandali di corruzione politica, gli Spagnoli continuano a votare per la maggior parte gli stessi partiti politici, dando tuttalpiù alcuni dei loro voti a partiti più piccoli che non rappresentano in nessun modo una possibilità reale.

Ecco l’allucinante caso della Comunità Valenciana, la regione più rappresentativa del saccheggio vergognoso perpetrato dal Partito Popolare e dove, nonostante tutto, questo partito di autentici fuorilegge e banditi continua a vincere le elezioni con maggioranza assoluta.
Una vergogna inimmaginabile in nessuna nazione minimamente democratica.

E sfortunatamente il caso di Valencia è solo un esempio in più dello stato generale del paese: lì abbiamo il caso indegno dell’Andalusia dominata da decadi dall’altra grande mafia dello stato, lo PSOE, che con i suoi soci del Sindacato e l’appoggio puntuale della Sinistra Unita hanno rubato a piene mani per anni e anni.

il caso della Catalogna con “Convergència i Unió”, un partito di baroni ladri d’élite, tanto per dare un altro esempio. E potremmo continuare così per tutte le comunità autonome o il governo proprio centrale dove le due grandi famiglie politico-criminali del paese, PP e PSOE, si sono dedicate a saccheggiare senza alcuna moderazione.
nonostante siano stati resi pubblici tutti questi casi di corruzione generalizzata, siano state rivelate le implicazioni delle alte sfere finanziarie e industriali con il tacito consenso del potere giuridico, la dimostrazione che in forma attiva o passiva riguarda il Sistema in tutti gli ambiti e si rende impossibile la creazione di un futuro sano per il paese, nonostante tutto ciò, la risposta della popolazione è stata… non fare niente.

La cittadinanza ha risposto al massimo con “l’esercitare il legittimo diritto di manifestazione”, un’attività molto simile a quella che fa la massa quando la sua squadra di calcio vince una competizione ed esce per strada a celebrarla.  Nessuno ha fatto niente di effettivo per cambiare le cose, salvo un piccolo spuntino.

Nel caso della corruzione venuta alla luce in Spagna e l’inesistente reazione della popolazione, è un solo esempio tra i tanti nel mondo. Adesso riportiamo il caso dello sport di massa, sotto pressione per il sospetto di corruzione, di manipolazione di dopaggio e per la molto probabile adulterazione di tutte le competizioni sotto il controllo commerciale delle grandi marche…nonostante questo, continuano ad apparire in televisione con un seguito sempre più numeroso.
Tutto ciò si impoverisce davanti alla gravità delle rivelazioni di Edward Snowden  e confermate dai governi in causa che ci hanno detto in faccia alla luce di riflettori che tutte le nostre telefonate , le attività sui social networks, il nostro navigare in Internet è controllato e che ci stiamo dirigendo inesorabilmente verso l’incubo del Grande Fratello vaticinato da George Orwell nel “1984“.

E la cosa più allucinante è che “una volta filtrate” queste informazioni, nessuno si è preoccupato di ribatterle. Tutti i mezzi di comunicazione, i poteri politici e le grandi imprese di Internet implicate nello scandalo, hanno confermato pubblicamente come un qualcosa di reale e indiscutibile questo stato di sorveglianza. L’unica cosa che hanno promesso, in maniera poco convincente e a mezza bocca che non continueranno a farlo…e si sono permessi anche di darci alcuni dettagli tecnici!


E quale è stata la risposta della popolazione mondiale quando è stata rivelata questa verità? Quale è stata la reazione generale di fronte a queste rivelazioni?

Nessuna.

Tutti continuano ad essere assorbiti dal loro smartphone, continuano a rotolarsi nel dolce fango dei social network e continuano a navigare nelle acque infestate di Internet senza muovere nemmeno una falange di un dito… A cosa serve, allora, dire la verità?

Nel caso ipotetico che Edward Snowden o Julian Assange siano personaggi reali e non creazioni mediatiche con una missione segreta, a cosa sarebbe servito il loro sacrificio?

  • Che utilità ha accedere all’informazione e rivelare la verità se non provoca nessun cambiamento, alterazione, trasformazione?
  • A che serve conoscere in forma esplicita e documentata il fatto che l’energia nucleare può solo portare disgrazie come dimostrato dai terribili incidenti di Chernobyl e Fukushima, se queste rivelazioni non provocano nessun effetto?
  • A cosa serve sapere che le banche sono enti criminalidediti al saccheggio di massa, se continuiamo a utilizzarle?
  • A cosa serve sapere che il mangiare è adulterato e contaminato da ogni tipo di prodotti tossici, cancerogeni o transgenici, se continuiamo a mangiarli?
  • A cosa serve sapere la verità su qualsiasi fatto importante se non reagiamo per quanto gravi siano le sue implicazioni. 

Non inganniamoci da soli per quanto sia duro accettare tutto questo. Affrontiamo la realtà così com’è… Nella società attuale, conoscere la verità non significa nulla

Informare sui fatti che veramente succedono, non ha nessuna reale utilità; anzi la maggior parte della popolazione è arrivata a un livello tale di degradazione psicologica che come dimostreremo, la rivelazione della verità e accedere all’informazione, rafforzano ancora di più la loro incapacità di risposta e l’inerzia mentale.

La grande domanda è: perchè? Che cosa ha portato tutti noi a quest’apatia generale?

E la risposta, come succede sempre quando ci rivolgiamo domande di questo tipo, è tra le più inquietanti. Ed è in relazione con il condizionamento psicologico cui è sottoposto l’individuo della società attuale. I meccanismi che disattivano la nostra risposta quando accediamo alla verità per quanto scandalosa possa essere, sono semplici ed effettivi. E sono nella nostra vita quotidiana.

Tutto si basa su un eccesso d’informazione.

E’ un bombardamento degli stimoli così esagerato che provoca una catena di avvenimenti logici che finiscono con lo sfociare in un’effettiva mancanza di risposta: in pura apatia.

E per lottare contro questo fenomeno è bene conoscere come si sviluppa il processo…

COME SI SVILUPPA IL PROCESSO?

Per prima cosa dobbiamo capire che questo stimolo sensoriale che riceviamo è carico d’informazioni.


Il nostro corpo è predisposto alla percezione e alla lavorazione di stimoli sensoriali, ma la chiave del tema sta nella percezione di carattere linguistico dell’informazione, per linguistico sta a indicare ogni sistema organizzato con il fine di codificare e trasmettere informazione di ogni tipo.

Per esempio, ascoltare una frase o leggerla comporta la sua entrata nel nostro cervello a livello linguistico. Ma lo stesso avviene quando guardiamo il logo di un’impresa, l’ascolto delle note musicali di una canzone, guardare un segnale del traffico o udire la sirena dell’ambulanza, tanto per darvi alcuni esempi…

Oggi, una persona è sottoposta a migliaia di stimoli linguistici di questo tipo solo durante un giorno; molti li percepiscono in forma cosciente, ma la grande maggioranza in forma non cosciente che deve essere elaborata dal nostro cervello.

Potremmo dividere il processo di captare ed elaborare questa informazione in tre fasi:

1.      percezione

2.     valorizzazione

3.     risposta

Percezione.

Indubbiamente, in tutta la storia dell’umanità, apparteniamo alla generazione che ha la capacità più grande di elaborare informazioni a livello celebrale, con potere di differenziare soprattutto a livello visivo e auditivo.

Man mano che nascono e crescono nuove generazioni acquisiscono una maggiore velocità di percezione dell’informazione. Una dimostrazione di quanto affermato la ritroviamo nel cinema.

Guardate un vecchio film western di John Wayne, una scena qualsiasi di azione per esempio una sparatoria. E poi guardate una scena di sparatoria o di inseguimento di macchine di un film odierno. Una qualsiasi scena d’azione di un film attuale è piena di successioni rapidissime di primi piani di breve durata.

Solo in 3 o 4 secondi si vedranno diverse figure:

il volto del protagonista che guida, quella del compagno che grida, la mano sul cambio della macchina, il piede che spinge il pedale, la macchina che schiva un pedone, l’inseguitore che slitta, il cattivo che afferra la pistola, che spara dal finestrino, ecc… e ogni primo piano sarà durato al massimo una decina di secondi.

Le immagini si succedono a tutta velocità come gli spari di una mitragliatrice. Eppure siete in grado di vederle tutte e di elaborare il messaggio che contengono.


Adesso rivedete il film di John Wayne. Non troverete successioni di scene a ritmo di mitragliatrice, ma successioni di scene dalla durata più lunga e con un campo visivo più ampio. Probabilmente uno spettatore dell’epoca di John Wayne si sarebbe sentito male vedendo un film attuale poiché non era abituato a elaborare tanta informazione visiva a tale velocità.  Questo è un semplice esempio del bombardamento di informazioni cui è sottoposto il cervello di ognuno di noi oggi rispetto a quello di una persona di cinquant’anni fa. 


Aggiungeteci tutte le fonti di informazioni che ci circondano, come la televisione, la radio, la musica, l’onnipresente pubblicità, i segnali del traffico, i diversi tipi di abbigliamento che indossano le persone che incrociamo per la strada e che rappresentano ognuna di loro, un codice linguistico per il tuo cervello, l’informazione che vedete sul cellulare, sul tablet, in internet e inoltre i vostri impegni sociali, le fatture, le preoccupazioni e i desideri che hanno programmato tu avessi, ecc. ecc.  …

Si tratta di un’autentica inondazione di informazione che il vostro cervello deve elaborare continuamente. Tutto questo con un cervello della stessa misura e capacità di quello spettatore dei western di John Wayne di cinquant’anni fa.

Per quanto ne sappiamo, sembra cheil nostro cervello abbia la capacità sufficiente per percepire tali volumi di informazione e comprendere il messaggio associato a questi stimoli.

Il problema quindi non sta lì. Infatti, sembra che il nostro cervello ne goda poiché ci siamo trasformati in tossicodipendenti degli stimoli.

Il problema sembra risiedere nella fase che segue.

Valutazione.


Noi ci scontriamo con i nostri limiti quando dobbiamo valutare l’informazione ricevuta, cioè quando arriva l’ora di giudicare e analizzare le implicazioni che comporta.

Questo succede perché non abbiamo il tempo materiale per fare una valutazione profonda di quell’informazione.

Prima che la nostra mente, da sola e con i criteri chele sono propri, possa giudicare in maniera più o meno profonda l’informazione che riceviamo, siamo bombardati da un’ondata di stimoli che ci distraggono e inondano la nostra mente.

E per questa ragione che non arriviamo a valutare nella giusta misura l’informazione che riceviamo per quanto importanti siano le implicazioni che comporta.


Per capire meglio tutto questo, utilizzeremo un’analogia sotto forma di una piccola storia.

Immaginiamo una persona molto introversa che passa la maggior parte del suo tempo rinchiusa in casa. Praticamente non ha amici e non intavola relazioni sociali di nessun tipo.

Supponiamo adesso che questa persona vada al supermercato a comprare una bottiglia di latte e quando va a pagare gli cade per terra e la rompe causando grande scompiglio e macchiandosi i vestiti sotto gli occhi di tutti e della cassiera.

Quando questa persona torna a casa, isolata com’è e senza uno stimolo sociale, darà probabilmente un gran valore a quanto avvenuto al supermercato.

Si domanderà perché gli è caduto il latte e quale movimento falso abbia fatto perché questo avvenisse; si domanderà se la colpa fosse sua, o della bottiglia che era troppo spigolosa; nella sua testa analizzerà lo sguardo della cassiera e i gesti e i commenti di ogni cliente; osserverà anche le macchie sui vestiti e tenterà di indovinare ciò che hanno pensato gli altri di lui.

Si sentirà ridicola e giudicherà quel fatto meramente aneddotico molto più importante di quanto lo sia stato in realtà. Solo perché quella situazione ridicola al supermercato sarà il grande avvenimento del giorno o della settimana. E forse non lo dimenticherà mai per tutta la vita.

Adesso sostituiamo la persona introversa e senza relazioni con un modello opposto.

Una persona estroversa che passa tutto il giorno circondata da una gran quantità di persone e di fatti, interagendo freneticamente con clienti e compagni di lavoro, che parla al telefono, organizza incontri, compra, vende, fa riunioni, ride, si arrabbia e termina la giornata bevendo un bicchiere con gli amici.

Supponiamo che questa persona va a comprare il latte e anche a lei cade la bottiglia causando un gran scompiglio e macchiandosi i vestiti.

La sua valutazione dell’accaduto sarà solo aneddotica poiché rappresenta un evento in più tra tutti quelli a carattere sociale che sperimenta durante la giornata. E in poche ore se ne sarà dimenticata.

Una persona della società attuale, assomiglia molto al secondo modello, sottoposta a una grande quantità di stimoli sensoriali, sociali e linguistici.

Per noi, ogni informazione ricevuta è rapidamente digerita e dimenticata, portata via dalla corrente incessante dell’informazione che entra nel nostro cervello come un torrente.

Perché viviamo immersi nella cultura del “twit”, un mondo dove ogni riflessione su un evento dura 140 caratteri. E questa è la profondità massima cui arriva la nostra capacità di analisi.

E’ per questa ragione, per la nostra impotenza di valutare e giudicare da soli il volume di informazione al quale siamo sottoposti, che l’informazione che ci è trasmessa, porta incorporata l’opinione che dobbiamo averne, cioè quello che dovremmo pensare dopo aver realizzato una valutazione approfondita dei fatti, cioè chi emette l’informazione risparmia al ricevente lo sforzo di dover pensare.

Questo è il procedimento che utilizzano i grandi mezzi di comunicazione e in un mondo di individui autenticamente pensanti sarebbe tacciato di manipolazione e lavaggio del cervello.

La televisione è un esempio lampanteL’esempio degli onnipresenti incontri politici dove gli ospiti sono presentati come “opinionisti”. La loro funzione è generare l’opinione che noi dovremmo costruire da soli.

Così il bombardamento di informazione continuo e incessante nel nostro cervello ci impedisce di giudicare adeguatamente il valore dei fatti, con un criterio nostro. Ci toglie il tempo che dovremmo avere per soppesare le conseguenze di un avvenimento e lo frammenta in pezzettini da 140 caratteri e lo trasforma in un giudizio breve e superficiale.

Risposta.
Una volta che la valorizzazione personale dei fatti è ridotta alla minima espressione, entriamo nella fase decisiva del processo, quella che è priva della nostra risposta.

Qui entrano in gioco le emozioni e i sentimenti, il motore di ogni risposta e azione. Frammentando e riducendo il nostro tempo, riduciamo la carica emotiva che associamo all’informazione.

Osserviamo le nostre reazioni:possiamo indignarci molto nel vedere una notizia in un notiziario, per esempio lo sgombero forzato di una famiglia senza mezzi, ma dopo pochi secondi siamo bombardati da un’informazione diversa che porta verso un’altra emozione superficiale e diversa che ci fa dimenticare la precedente.

Per esprimere questo in forma grafica e chiara: la nostra capacità di giudizio e di analisi è pari a un “tweet”, la nostra risposta emotiva è pari a un emoticon.

E qui sta la chiave.

Qui rimane disattivata la nostra possibile risposta. Per capire meglio, torniamo all’analogia della persona introversa ed estroversa che rompeva la bottiglia di latte al supermercato.

La persona introversa chiuse nel suo mondo che ha dato un valore più profondo ai fatti avvenuti al supermercato continuerà a rimuginarci sopra più volte.        

Non dimenticherà facilmente le emozioni legate al ridicolo che ha provato in quel momento e con molta probabilità esporre continuamente le proprie emozioni finirà con provare un certo imbarazzo solo a ripensarci.        

E’ possibile che non torni per un certo periodo a fare spesa in quel supermercato, anche se implica il fatto di dover andare più lontano a comprare il latte; arriverà anche a provare repulsione per il luogo e le persone che l’hanno reso ridicolo.        

L’energia emotiva che ha messo su questo fatto concreto diventerà una reazione effettiva per il fatto. Invece, la persona estroversa tornerà al supermercato senza nessun problema poiché mentalmente quanto accaduto, non ha rilevanza emotiva; tuttalpiù arrossirà al vedere la cassiera o qualche cliente. La persona estroversa non intraprenderà azioni effettive e tangibili che derivano dal fatto della bottiglia di latte.

Oltre le valutazioni fatte su questi personaggi inventati, questi esempi ci servono per dimostrare che il bombardamento incessante dell’informazione cui siamo sottoposti finisce con lo sfociare in una frammentazione della nostra energia emotiva e perciò finiamo col dare una risposta superficiale o nulla.

E’ una risposta che per il momento in cui viviamo intuiamo che dovrebbe essere molto più contundente eppure non arriviamo a darla perché ci manca l’energia sufficiente per farlo. E tutti guardiamo disperati gli altri e ci domandiamo:  “Perché non reagiscono? Perché non reagisco?”

E questa impotenza alla fine diventa una sensazione di frustrazione e di apatia generale. Questa sembra essere la ragione per cui non avviene una Rivoluzione quando per la logica dei fatti dovrebbe essere già scoppiata. Si tratta quindi di un fenomeno psicologico. Questo è il meccanismo di base che interrompe ogni risposta della popolazione davanti ai continui abusi che riceve.

E’ la base sulla quale si poggiano tutte le manipolazioni mentali cui ci sottopongono oggi E’ il meccanismo psicologico che rende la popolazione docile e sottomessa.

Potremo riassumere il tutto così:

L’eccessivo bombardamento di informazioni ci impedisce di avere il tempo necessario per dare il giusto valore a ogni informazione ricevuta e, di conseguenza, associarla a una carica emotiva sufficiente per generare una reazione effettiva e reale.

COSPIRAZIONE O FENOMENO SOCIALE?

Non ha importanza se tutto questo fa parte di una grande cospirazione atta a controllarci o se siamo arrivati a questo punto per via dell’evoluzione della società, perché le conseguenze sono esattamente le stesse:

i più potenti faranno il possibile per mantenere attivi questi meccanismi e fomenteranno anche il suo sviluppo secondo le loro potenzialità solo perché ne ricevono benefici.

Rivelare la verità, in effetti, favorisce questi meccanismi.

Ai più potenti non importa mostrarsi come sono o svelare i propri segreti per quanto sporchi e oscuri siano.Rivelare queste verità occulte contribuisce in gran parte all’aumento del volume di informazione con il quale siamo bombardati.

Ogni segreto portato alla luce produce nuove ondate di informazioni che possono essere manipolate e rese tossiche con l’aggiunta di dati falsi, contribuendo così alla confusione e al caos dell’informazione e da qui arrivano nuove ondate secondarie di informazioni che ci stordiscono ancora di più e ci fanno sprofondare di più nell’apatia.

Se combattiamo quest’apatia, frutto della poca energia emotiva con cui cerchiamo di rispondere, con le tremende difficoltà che il sistema ci mette davanti quando è il momento di punire i responsabili, si generano nuove ondate di frustrazione sempre più forti che ci portano passo dopo passo alla resa definitiva e alla totale sottomissione.

Non ponetevi nessun dubbio: alle persone che ostentano il potere interessa bombardarvi con enormi volumi di informazioni il più superficiali possibili; perché una volta instaurata questa forma di interagire con l’informazione ricevuta, tutti noi ci trasformeremo in persone dipendenti da questo incessante scambio di dati.
l bombardamento di stimoli è una droga per il nostro cervello che ha bisogno di sempre più velocità per lo scambio di informazioni ed esige meno tempo per poterle vagliare.

Succede a tutti noi: ci costa sempre più fatica leggere un lungo articolo pieno di informazioni strutturate e ragionate. Abbiamo l’esigenza che sia stringato, più veloce, che si legga in una sola riga e che si possa ingerire come una pasticca e non come un lauto pranzo.

Il nostro cervello si è trasformato in un tossicodipendente da informazione rapida, in un drogato avido di continui dati da ingerire pensati e analizzati da un altro cervello in modo che noi non dobbiamo fare lo sforzo di fabbricare una nostra opinione complessa e contraddittoria.

Il fatto è che noi odiamo il dubbio perché ci obbliga a pensare. Non vogliamo farci domande. Vogliamo solo risposte rapide e facili. Siamo e vogliamo essere antenne riceventi e replicanti di informazioni come meri specchi che riflettono immagini esterne. Gli specchi però sono piani e non hanno vita propria, tutto quello che riflettono viene da fuori.

L’essere umano a gran velocità si sta dirigendo verso quello stato di fatto. Lo permetteremo?

CONCLUSIONE

Tutto quanto è stato scritto, forse non lo avreste voluto ascoltare. E’ poco stimolante ed è qualcosa di complicato e farraginoso, ma le complesse realtà non possono essere ridotte in un titolo ingegnoso di tweet.

Per intraprendere una profonda trasformazione del mondo, per iniziare un’autentica Rivoluzione che cambi tutto e ci porti verso una migliore realtà, dovremmo discendere nelle profondità della nostra psiche, fino alla sala macchine, dove si muovono tutti i meccanismi che determinano le nostre azioni e i nostri movimenti.

E’ lì che si risolve l’autentica guerra per il futuro dell’umanità.

Nessuno ci salverà facendo da un pulpito dei proclami brillanti e delle promesse per una società più giusta ed equa. Nessuno ci salverà raccontandoci una verità presunta o rivelandoci i segreti più oscuri dei poteri occulti.

Come abbiamo visto, l’informazione e la verità non sono importanti perché i nostri meccanismi di risposta sono invariati. Dobbiamo scendere fino a loro e ripararli; e per fare ciò dobbiamo sapere come funzionano. E non sarà necessario fare un complesso corso di psicologia: osserviamo con attenzione e ragioniamo da soli e potremo raggiungere il risultato.

Non si tratta di qualcosa di esoterico o basato su strane credenze dal carattere Mistico, Religioso o New Age. E’ pura logica: non c’è rivoluzione possibile senza una profonda trasformazione della nostra psiche a livello individuale perché la nostra Mente è programmata dal Sistema. 

Per cambiare quindi il Sistema che ci imprigiona, prima lo dobbiamo disinstallare dalla nostra mente.

Lo faremo? 

I “DORMIENTI”: NON TENTARE DI SVEGLIARLI. DIVENTANO FEROCI!


La maggior parte delle persone sono ‘dormienti’ che non desiderano destarsi dal proprio sonno voluttuoso… e nemmeno dai propri incubi


Socrate credeva, ottimisticamente, che tutti gli uomini aspirino al bene e che, se compiono, invece, il male, ciò accade per ignoranza; ma basterebbe illuminarli sul loro errore, per consentirne il ravvedimento. Sarebbe molto bello, e inoltre molto semplice, se davvero le cose stessero in questo modo, ma, purtroppo, vi sono numerosi indizi che suggeriscono la fallacia di tale teoria.

La verità è che più si osserva il comportamento degli esseri umani, più si finisce per ammettere che la stragrande maggioranza di essi è formata da dormienti, che non desiderano destarsi dal proprio sonno voluttuoso, e nemmeno dai propri incubi; che vogliono continuare a dormire, a dispetto di tutti, anche se la casa in cui vivono sta prendendo fuoco; che non provano alcuna gratitudine nei confronti di coloro i quali cercano di destarli, ma al contrario, nutrono nei confronti di costoro un odio implacabile, come se fossero i loro peggiori nemici e nel contempo onorano ed applaudono i malvagi pifferai che favoriscono i loro sonni e il loro sognare.

Per quella piccola minoranza di risvegliati – i quali cominciano a rendersi conto della natura illusoria del mondo in cui viviamo e del carattere risibile, se non addirittura pericoloso, della maggior parte delle cose che suscitano, nei più, compiacimento e desiderio di imitazione – il problema si pone in questi termini: che cosa fare in un contesto di sogno generalizzato, di odio nei confronti della verità, di rancore nei confronti di ogni voce che sia fuori del coro?

Come fare per evitare il treno che, guidato da un macchinista impazzito e carico di sonnambuli, sta per piombare addosso a coloro i quali sono desti, ma non possono agire sugli scambi, per deviarne la folle corsa? E ancora: è legittimo che il risvegliato cerchi di proporre ai dormienti la verità, se essi le preferiscono, invece, un mondo di menzogna? E’ giusto che cerchi di convincerli, di convertirli, di farli ravvedere, se ciò che essi vogliono è tutt’altro?

Certo, il giardiniere è uso a strappare le erbacce che invadono il suo giardino, ma il mondo non è un giardino e ogni visione del mondo ha diritto di sussistervi: anche quella che appare manifestamente erronea. Sopprimere le visioni erronee non è compito del risvegliato; ma, semmai, offrire a tutti gli strumenti per valutare che cosa sia giusto e che cosa sia sbagliato: dopo di che, ciascuno deve assumersi la responsabilità del sentiero che intende seguire. Nessuno può venire costretto ad essere virtuoso; nessuno può venire costretto a cercare la verità, se non la desidera e se ad essa preferisce la menzogna.

D’altra parte, è certo che, a quel punto, si pone concretamente il problema della sopravvivenza di colui il quale ritiene di essersi destato, e che si trova continuamente esposto agli urti e alle aggressioni degli altri, ossia dei dormienti: e le aggressioni più minacciose sono proprio quelle di quei dormienti che si sono sentiti importunati da coloro che hanno cercato di svegliarli.

È una questione di sopravvivenza. La storia ci offre sin troppi esempi di saggi, i quali sono stati crocifissi da una moltitudine che non voleva essere illuminata, che desiderava continuare a vivere nelle tenebre. E la moderna società di massa è la società dei ciechi e dei dormienti per eccellenza: è il vertice dell’attuale Kali Yuga, dell’Età Oscura nel ciclo della vicenda cosmica.

Se non vuole andare incontro al martirio, dunque – e vi sono, indubbiamente, degli ideali che meritano di essere perseguiti fino al martirio – il risvegliato è indotto a interrogarsi sul senso del suo vivere nella società, e sulle modalità con le quali deve gestire il suo rapporto con il prossimo.

In effetti, nessuno è disposto a modificare la propria concezione del mondo, o a lavorare seriamente su se stesso, se non sulla base di una profonda e sentita esigenza interiore, e quest’ultima non potrà mai venire da un agente esterno, ma solo in coincidenza con un impulso interno.

Quel che vogliamo dire, è che le persone sono disponibili ad affrontare un salto qualitativo nella propria evoluzione spirituale, solo se, e quando, decidono di prendere coscienza del problema; ossia, in genere, quando si rendono conto, non solo di essere insoddisfatte della propria vita attuale – ciò che accade a molti – ma anche di essere disposte a mettersi in gioco per uscire dal punto morto in cui si trovano.

In questa fase, e solo in questa, un evento esterno può fungere da detonatore della loro crisi benefica e affrettare una presa di coscienza: può essere l’incontro con una persona buona e saggia, o con un libro, o con una situazione inconsueta e stimolante (magari anche in apparenza negativa, come una malattia o il distacco da una persona cara).

Viceversa, se il momento non è giunto e la persona non è ancora pronta, nessun saggio, nessun libro e nessuna situazione stimolante potrebbero innescare una evoluzione spirituale. Come dice il Libro dell’Ecclesiaste, vi è un tempo per ogni cosa: per parlare e per tacere, per dormire e per vegliare, per vivere e per morire. E così come la natura fisica non fa salti, la stessa cosa può dirsi per la vita dell’anima: il suo processo evolutivo non può essere forzato.

Questo, difatti, è l’errore di fondo di tutte le rivoluzioni politiche e sociali: pensare che il mondo possa diventare migliore, una volta che si sia compresa una formula e la si sia messa in pratica, indipendentemente dalla vita interiore delle persone. Se non c’è una evoluzione spirituale, nessuna formula, per quanto perfetta in teoria, potrà rivelarsi capace di rendere il mondo migliore; al contrario, la storia è piena di esempi di formule ideali che si sono trasformate in terribili strumenti di oppressione e di malvagità, trovandosi nelle mani di persone che non avevano saputo compiere alcuna evoluzione interiore.

Per la persona che sia disponibile ad aprirsi, a mettersi in gioco, a evolvere spiritualmente, la vita offre infinite occasioni di miglioramento, purché le si sappia vedere. Un disturbo fisico, ad esempio, è certamente un segnale: un segnale che il nostro corpo ci manda, e che contiene informazioni preziose circa la disarmonia presente nella nostra vita. In ultima analisi, ogni disturbo fisico è riconducibile alla dimensione spirituale; ed è veramente sconcertante vedere come la grande maggioranza degli esseri umani si disinteressi del problema, sforzandosi di mettere a tacere il sintomo – ossia il campanello d’allarme – invece di andare alla ricerca del problema profondo che il corpo ha segnalato.

Peggio ancora: se il disturbo persiste, moltissime persone si affidano ciecamente a farmaci e a medici, come se farmaci e medici potessero sostituirsi alla doverosa presa di coscienza del proprio problema. E le stesse persone che delegano in questo modo la salvaguardia della propria salute, firmando una cambiale in bianco nei confronti dell’apparato sanitario ufficiale, sono poi quelle che esigono di occuparsi in prima persona, e fin nei minimi dettagli, di cose assolutamente banali e secondarie, come la scelta del nuovo modello di automobile da acquistare o l’intervento di chirurgia estetica per aumentare le dimensioni del seno.

Un altro esempio di questa tendenza a delegare le questioni davvero rilevanti ad agenzie esterne, è offerto dalla politica. La grande maggioranza delle persone non si informa adeguatamente su ciò che attiene a questa sfera e preferisce firmare – anche in questo caso – una cambiale in bianco ai partiti, i quali mandano in Parlamento i loro uomini di fiducia, una legione di «yes-men» dalla schiena flessibile e facilmente pieghevole, fedeli esecutori delle direttive ricevute dalle rispettive segreterie.

Un discorso analogo si può fare per la pubblica amministrazione. Il risultato è che i nostri sindaci e assessori, che si muovono nella sfera del quantitativo e di ciò che ha un alto grado di visibilità (indipendentemente dalla sua efficacia), difficilmente riescono a concepire delle soluzioni innovative per i problemi che devono affrontare.

Ma torniamo al problema del risvegliato che deve confrontarsi, tutti i santi giorni, con una folla di sonnambuli, i quali si muovono pericolosamente e reagiscono in maniera aggressiva se qualcuno tenta di destarli e di responsabilizzarli.

Julius Evola suggeriva che, in tempi di Kali Yuga, l’unica cosa da fare è imparare a «cavalcare la tigre»: ossia, anziché opporsi frontalmente ad una situazione negativa generalizzata, sfruttare la corrente, per procedere in maniera da non ricevere troppi danni e, addirittura, per riuscire a volgere a proprio favore le stesse caratteristiche di quella situazione, allo scopo di preservare il bene della propria interiorità.

Sia come sia, che impari a cavalcare la tigre, oppure che si abitui ad assecondare la corrente, il risvegliato ha la piena consapevolezza di non essere un superuomo e di non poter modificare, egli solo, una determinata situazione diffusa nella società in cui egli si trova a vivere; e, inoltre, che non sarebbe saggio cercar di forzare l’evoluzione spirituale degli altri esseri umani, per le ragioni che abbiamo detto più sopra.

Che cosa dovrà fare, allora? È molto semplice. Per rima cosa, dovrà proseguire incessantemente a lavorare su se stesso: perché la propria evoluzione spirituale è un compito che non finisce mai, e che si rivela più impegnativo, mano a mano che una persona vi si addentra. In secondo luogo, offrire – nella misura delle sue possibilità – una diversa prospettiva a coloro che gli stanno intorno e che gli sembrano aperti ad un cambiamento, ma senza illudersi di vederli cambiare dall’oggi al domani e senza attendersi gratitudine, né amicizia; ma, al contrario, mettendo in conto un certo grado di incomprensione, se non addirittura di aperta ostilità.

In ogni caso, egli sa che le cose accadono quando è giunto il tempo in cui devono accadere: non un minuto prima, né un minuto dopo. In ciò consiste l’armonia del tutto: ogni cosa è come deve essere e quelle cose, le quali ci appaiono negative, in realtà, sono tali solo nella misura in cui noi non siamo in grado di farne una occasione di crescita e di perfezionamento.

In altre parole, la disarmonia è in noi, non nel creato. E’ nostra la responsabilità di non essere abbastanza evoluti da gestire in maniera responsabile e proficua le occasioni che la vita ci offre, per quanto esse possano presentarsi, talvolta, nella rude veste di eventi dolorosi. Il risvegliato, pertanto, è colui che, ad un certo punto, decide di cogliere le occasioni che la vita gli offre, per riprendere possesso di sé, per tornare ad essere il vero protagonista del proprio volere e del proprio agire. È colui che decide di non dare più ad altri la delega in bianco di ciò che lo riguarda in prima persona e di ascoltare i segni e imparare a riconoscere gli avvertimenti.

Il mondo è pieno di segni, la vita è piena di avvertimenti. Si può dire che non vi sia persona, situazione o evento che noi incontriamo nel nostro cammino terreno, che non costituiscano altrettanti segni, indicazioni, suggerimenti o stimoli. Tutto ci parla, se siamo disposti ad ascoltare, ma, naturalmente, per saper fare questo, bisogna prima imparare a fare silenzio.

Troppi rumori inutili, fuori e dentro di noi, ci impediscono di udire l’essenziale; la cacofonia dei rumori inutili e disarmonici ci impedisce di udire e di godere del magnifico concerto dell’Essere. Finché continuiamo a dormire, i nostri orecchi sono chiusi all’armonia dell’Essere e i nostri occhi sono chiusi al suo splendore. Impariamo ad aprire occhi e orecchi, cominciamo a destarci: ce ne sono, di giorni, che ancora devono sorgere, per noi che siamo immersi nel sonno.

L’unica luce del giorno è quella che ci trova ben desti, pronti e desiderosi di accoglierla in noi.

Articolo di Francesco Lamendola

Rivisto da www.fisicaquantistica.it

Fonte: http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=26164

SCIE CHIMICHE ED ONDE ELETTROMAGNETICHE: L’ATMOSFERA TRASFORMATA IN UN PLASMA MORTALE

Si è giunti alla conclusione che l’atmosfera, per mezzo delle attività chimiche ( SCIE CHIMICHE ) ed elettromagnetiche, è stata trasformata, almeno in parte, in un plasma elettroconduttivo, grazie agli studi della giornalista indipendente Carolin Williams Palit, di Kafka (pseudonimo) ed attraverso altre accurate indagini.

Il plasma, altrimenti definito quarto stato della materia, è un gas ionizzato, ossia un gas ai cui atomi sono sottratti gli elettroni. La presenza di cariche libere rende il plasma elettricamente conduttivo di modo che esso si accoppia fortemente con i campi elettromagnetici. In tal modo, in questo stato della materia, il grado di ionizzazione è sufficientemente elevato a tal punto che le interazioni elettromagnetiche tra le particelle cariche (ioni ed elettroni) sono determinanti per l’evoluzione dinamica del sistema. Si può ottenere un plasma, ionizzando fortemente un gas per riscaldamento. Ora, l’atmosfera è una miscela di gas (azoto, ossigeno, biossido di carbonio etc.): se essa viene riscaldata, ad esempio con raggi ultravioletti (si consideri la deliberata distruzione dello strato di ozono), raggi X, raggi gamma, microonde, si può ionizzare. Tale ionizzazione positiva, come osserva correttamente la Palit, è favorita dalla dispersione nella biosfera di alluminio, rame e bario, tutti metalli elettroconduttivi.

🔸POTETE SEGUIRMI AL MIO CANALE YOUTUBE: https://www.youtube.com/channel/UCsLAEHyA7EYbXT575Ov8i7g

🔸POTETE SEGUIRMI AL MIO CANALE TELEGRAM: https://t.me/AngelaFrancia

Chiarito ciò, il sistema più efficace per creare condizioni un po’ più accettabili, sembra dunque l’uso di ionizzatori. In particolare, potrebbe rivelarsi utile, per risanare gli ecosistemi, un potentissimo generatore di ioni negativi.

Gli ioni negativi, che riducono gli effetti dannosi degli inquinanti, prima che cominciasse l’infame operazione scie chimiche, in zone di alta montagna si aggiravano sui 2.000 per centimetro cubo, mentre oggi sono fortemente ridotti. Il consiglio di molti medici di trascorrere gli ultimi giorni della settimana all’aria aperta non ci pare molto saggio, considerando che le irrorazioni chimico-biologiche si intensificano proprio in quei giorni.

A causa dell’inquinamento legato ai gas di scarico degli automezzi, alle emissioni degli impianti industriali e dei mortali inceneritori, ma soprattutto per via delle scie tossiche, i benefici ioni negativi si sono ridotti, nelle aree urbane e suburbane, a 10-20 per centimetro cubo!
Negli ambienti interni, fonti di inquinamento sono specialmente il fumo di sigaretta e le fotocopiatrici.
La carenza di ioni negativi può causare difficoltà respiratorie, bruciore agli occhi, senso di spossatezza, irritabilità, stati d’ansia, ridotte capacità di concentrazione.

Gli ionizzatori sono efficaci in caso di asma, bronchiti, difficoltà respiratorie, febbre da fieno, riniti allergiche, cefalea, tensione nervosa, insonnia, paradentosi, ipotonia, ipertonia, glaucoma, nevrosi, eczemi, diabete, intossicazioni croniche e nel caso di diversi disturbi del sistema cardiovascolare.

Sarebbe auspicabile l’installazione, in punti strategici, di grossi “cannoni”, basati sul principio dei piccoli ionizzatori da appartamento, per la generazione di ioni negativi. Ciò al fine di contrastare la trasformazione della nostra atmosfera in un medium plasmatico caricato di ioni positivi.

Fonti:
Enciclopedia delle scienze, Milano, 2005, s. v. ionizzazione e plasma
Kafka (pseudonimo), Un ambiente di plasma elettroconduttivo, 2008
C. W. Palit, Che cosa sono veramente le scie chimiche, 2008
M. Teodorani, Entanglement L’intreccio nel mondo quantistico: dalle particelle alla coscienza, Diegaro di Cesena, 2007